La luna e la sua origine

Selene, da quando esiste l’uomo,

ha sempre accompagnato il suo cammino.

La luna nell’arco di tutta l’esistenza dell’umanità non ha mai smesso di intrigare la mente umana. Scrittori di fantascienza, scienziati, medici, maghi, alchimisti hanno sempre fantasticato con “Selene”, come la chiamavano i Greci.

La luna era venerata dai popoli antichi, in quest’astro gli Egizi vedevano Iside, poi videro in lei anche Thot, il dio inventore della scrittura, delle arti e delle scienze, accostato a Ermete Trismegisto. Per gli Assiro-Babilonesi era maschile e la chiamarono Sin, divinità protettrice della natura e arriviamo ai Greci che la chiamarono Selene, sorella, figlia o moglie del Sole, divenuta poi Artemide (Diana per i romani), colei che governava i boschi e la selvaggina, che sarà poi colei che seguiranno tutte le streghe del medioevo fino ad arrivare alle più moderne wicca che incentrano tutto il loro credo sulla femminilità e il potere femminile.

Se andiamo nelle Americhe troviamo diverse affinità con l’argomento con la religione degli Olmechi, che rappresentano una delle più antiche civiltà del nuovo continente, loro adoravano la Luna come regolatrice della crescita dei vegetali e coordinatrice di tutti i fenomeni naturali propri della terra. I Chimù peruviani le attribuivano gli stessi poteri e per loro era Sin-An, nome simile a quello mesopotamico. La Luna è stata sempre fonte di credenze per i Druidi bretoni ci dice l’astronomo Pierre Kohler: “è lassù che i buoni riposano dopo la morte. In India essa viene considerata il rifugio delle anime in attesa della reincarnazione e in Iran si pensa che le anime stesse vi facciano scalo prima di raggiungere il Sole”.

Parliamo un attimino di Luciano Samosata, vissuto nel II secolo d.C. antesignano di tutta una serie di racconti di fantascienza legati all’immagine della Luna come astro misterioso. Nel suo libro “La Storia Vera”, apparentemente autobiografico, doveva fornire l’ispirazione a scrittori di ogni tempo e trasparire da innumerevoli opere; dai viaggi di Gulliver al viaggio di Astolfo nell’Orlando Furioso, alle avventure del Barone di Munchausen. Anche Keplero ne parlo nel suo “Sogno Lunare” pubblicato dopo la sua morte; il grande matematico e astronomo tedesco cita che avrebbe trovato un doppio ponte che unisce la Terra alla Luna formato dalle ombre delle eclissi, naturalmente un  ponte fragile, ma non tanto da vietare il passaggio agli spiriti viaggiatori. Egli si avventura, arriva al satellite, si aggira tra le montagne dove i seleniti hanno costruito caverne per ripararsi dall’infernale calore diurno e dalle basse temperature notturne, vede strani esseri simili a serpi, ma più grandi degli uomini, alcuni addirittura alati, una via di mezzo fra i rettili e gli insetti, adatti anche alla vita acquatica.

Ma lasciando le fantasie di questi inguaribili sognatori diciamo pure che la Luna è l’immagine della più totale desolazione astrale come disse un noto astronauta sovietico o come disse Wernher Von Braun “un calcinato cadavere cosmico”. In realtà hanno ragione; l’atmosfera non ha niente a che vedere con quella terrestre, non c’è nulla che scherma le radiazioni come lo fa la nostra atmosfera, non ci sono le condizioni per far nascere le nuvole, il vento, la pioggia, la neve, non c’è azzurro nel cielo, non si vedrà mai un arcobaleno, ne un’aurora, tantomeno vedremo splendere un tramonto.

Il Sole sorge improvvisamente e la temperatura sale di colpo raggiungendo a mezzogiorno i 110/120 gradi, poi dopo circa 14 giorni terrestri scende la notte altrettanto velocemente, il termometro scende alla terribile temperatura sotto i 150 gradi. Il cielo è buio quanto mai si vedrà sulla terra; squallide pianure, montagne gigantesche, crateri che si alternano a crepacci, solchi enormi aperti dagli sbalzi di temperatura, questa è la realtà di questo astro della notte decantato da tanti poeti.

Oggi noi sappiamo tutto questo eppure…questo  piccolo satellite (49 volte più piccolo della terra) ancora alimenta la fantasia dei selenofili, che arrivano a dire che la faccia che noi vediamo della Luna sia diversa da quella nascosta a noi celata, nonostante il dire degli studiosi in materia.

Il Lunik 3 però ci ha mostrato l’altra faccia della Luna che appare sostanzialmente uguale per la sua desolazione, cambia solo il fatto che la faccia nascosta ha più montagne e meno mari e una quantità sorprendente di crateri; parliamo di circa 584 crateri, di cui 4 di un diametro di 200 Km, venti di 100/180 Km e gli altri vanno da 60 a 20 Km. Questa conformazione geologica è dovuta alla nascita stessa del satellite, anche se riguardo l’origine è ancora un argomento di discussione tra scienziati.

Ci sono 3-4 teorie dettate dagli astronomi; la prima parla che a Luna si sia formata in una qualche zona del sistema solare lontana dalla terra e che sia stata catturata dal nostro pianeta in un secondo tempo per l’effetto dell’attrazione gravitazionale terrestre (teoria della cattura), certo questa teoria implica che ci sia stata un’enorme estensione  dell’atmosfera terrestre per poter in qualche modo dissipare l’energia cinetica del satellite in transito (L’energia cinetica è quella posseduta da un corpo grazie al suo movimento).

La seconda presuppone che la Terra e la Luna si sia formate contemporaneamente nel sistema solare seguendo la teoria dei protopianeti (secondo la cosmogonia i protopianeti  sono dei pianeti in formazione all’interno di una nebulosa solare, essi si formano con l’aggiunta di oggetti come granelli di polvere che collidono e si aggregano per formare corpi sempre più grandi). Con questa teoria qualche astronomo presuppone che inizialmente anche la Luna aveva un’atmosfera, ma che è stata persa grazie all’esigua massa del satellite (si calcola che sia  un diciottesimo di quella terrestre), questa teoria però non spiega la scarsità ferro-metallico sulla Luna.

La terza è quella che la Luna si sia staccata dalla Terra quando quest’ultimo ancora non si era solidificato, per l’effetto della forza centrifuga (teoria della fissione), e nel buco rimasto sulla terra si sia formato l’Oceano Pacifico.

In aggiunta a queste teoria ne troviamo un’altra che trova d’accordo molti astronomi ed è quella dell’impatto gigante tra la terra e un corpo delle dimensioni di Marte (chiamato dalla comunità scientifica Theia), da quest’impatto sarebbe generato materiale a sufficienza per formare la Luna. Naturalmente quando succede un impatto di queste dimensioni il pianeta aumenta la sua velocità di rotazione, e in questo i geologi hanno visto che durante il Devoniano (350 milioni di anni fa) la Terra superava più di sei volte quella attuale. La zona dove è caduto il satellite si abbassò dando luogo a quella gigantesca depressione che è l’Oceano Pacifico.

Ritornando al nostro satellite è controversa anche l’origine dei crateri lunari; secondo l’opinione generale si sono formati in seguito ad eruzioni vulcaniche mentre (in maggioranza astronomi) parlano di bombardamenti di meteoriti. Sulla Terra le meteoriti vengono trattenute dall’atmosfera, quindi bruciano attraversandola a causa dell’attrito, ma sulla Luna, a causa della mancanza dell’atmosfera, arrivano direttamente sulla superficie. Però dobbiamo dire che il materiale portato dal’Apollo 11 è di natura vulcanica pertanto ciò ha aperto un dibattito grandissimo tra gli studiosi e tra tutti coloro che consideravano questo piccolo satellite completamente inattivo , desolato e morto.

Certo se sulla Luna c’è attività vulcanica e ci nasconde un cuore di fuoco perché non potrebbe esserci la vita? Nella fantascienza la vita su Marte o sulla Luna ha avuto sempre un posto in primo piano, ma man mano che si esplorano i pianeti vediamo che è sempre meno probabile la vita su altri pianeti del nostro sistema solare.  Questo perché per noi resta difficile immaginare una vita diversa da quella che ha come base il carbonio. Sulla Luna dopo le esplorazioni e il prelevamento di materiali non risulta la presenza di alcun essere vivente, neanche microscopico, alcun fossile, alcun composto organico. In passato diversi studiosi hanno visto delle città lunari, altri hanno visto della vegetazione all’interno dei crateri ma dopo l’esplorazione e le foto fatte tali supposizioni sono andate nel dimenticatoio perché mancano composti organici, manca l’acqua, mancano completamente quelle molecole fondamentali che hanno svolto la funzione di precursori della vita sulla Terra.

NICOLA CONVERTINO